Roberto Baggio, campione di calcio e ambasciatore della Fao, nel recente Sanremo ha suggerito qualche importante consiglio ai giovani ricavandoli da cinque parole. Rileggendole mi è sembrato che esse, declinate nello specifico e alla luce del paradigma della fraternità, sono molto preziose anche per chi agisce in politica e per questo desidero offrirle in particolare a coloro che sono stati eletti in questa tornale elettorale: a livello nazionale come in quello regionale, che abbiano ricevuto il ruolo di maggioranza o quello di minoranza.
La prima è passione.
La passione è il primo atteggiamento che deve caratterizzare chi agisce in politica proprio perché è un servizio a favore del bene comune, cioè al bene di tutti e di ciascuno, e quindi solo un impegno davvero appassionato porterà a prendersi a cuore i problemi dei cittadini a partire dagli ultimi. La passione poi, per sua natura, è contagiosa e quindi capace di attrarre anche gli altri a offrire positivamente il proprio contributo.
La seconda è gioia.
La politica se è vissuta con passione rende “liberi” in quanto non ricerca il proprio tornaconto ma il bene dei cittadini e ciò di conseguenza fa sperimentare la gioia: non è forse proprio essa ciò di cui più si avverte la mancanza in coloro che agiscono in politica?
La terza è coraggio.
L’azione politica richiede un continuo atto di coraggio in quanto è indispensabile rimanere sempre coerenti con i propri valori di riferimento e quindi spesso bisogna resistere alle pressioni di chi cerca di manipolare le coscienze per trarne un vantaggio personale o di gruppo.
La quarta è successo.
Nello spirito finora evidenziato per successo si intende il riuscire a realizzare quanto viene proposto in campagna elettorale ed esso è ancora maggiore se raggiunto con il più ampio coinvolgimento possibile: per poter trovare infatti le soluzioni più opportune e fare in modo che esse vengano davvero attuate efficacemente è proprio necessario il concorso di tutti, cittadini compresi.
La quinta è sacrificio.
Nel suo significato più profondo esso va inteso come la capacità di vedere e vivere le disunità, i problemi, i fallimenti, non come un male ineluttabile, ma come una situazione di sofferenza che amata può essere trasformata in un bene più grande e questo in quanto vivere la fraternità come principio politico esige di stare dentro le divisioni senza disperare, ma cercando di cogliere ogni occasione per costruire l’unità con tutti e ciò richiede indispensabilmente la disponibilità al sacrificio. Quest’ultimo aspetto è davvero essenziale perché è quello che permette di attuare pienamente gli altri quattro che sono stati indicati.
Non sta forse anche in questo il modo per essere tessitori di fraternità?