Provocare un dialogo inclusivo perché insieme, esercitando la democrazia, si possono mettere in pratica le azioni necessarie per il bene di tutti. Certo, occorre comprendere bene cosa significhi e come va attuato il dialogo proprio perché esso è un arte molto esigente, ma la sua attuazione risulta determinante ancor più nel difficilissimo contesto nel quale oggi ci troviamo a vivere e in tutte le realtà in cui siamo chiamati ad agire.
Come infatti ha detto con grande acutezza Jesús Morán all’Università di Mumbai (India), nel corso del recente viaggio a forte impronta interreligiosa nel subcontinente indiano: «Il dialogo è un vero segno dei tempi, ma rappresenta una realtà che dobbiamo approfondire in tutti sensi».
Di esso riporto in particolare la conclusione così che siate attirati irresistibilmente a conoscere la ricchezza di questo bellissimo scritto dall’eloquente titolo “Aspetti antropologici del dialogo”: «E infine: la cultura del dialogo “conosce solo una legge che è quella della reciprocità”. Ci vuole questo percorso di andata e ritorno perché ci sia vero dialogo. In definitiva, oggi si parla molto di interculturalità. Penso che una vera interculturalità è possibile se cominciamo a vivere questa cultura del dialogo. Nessuno ha mai detto che dialogare sia facile. Si richiede ciò che oggi è difficile pronunciare: sacrificio. Richiede uomini e donne “maturi per la morte” (Maria Zambrano), cioè morire a se stessi per vivere nell’altro».